Morbillo, parotite e rosolia
La vaccinazione per morbillo, parotite, rosolia e varicella è obbligatoria per i bambini ed è somministrata nella formulazione trivalente (morbillo-parotite-rosolia) o quadrivalente (morbillo-parotite-rosolia-varicella) nel secondo anno di vita. Il calendario vaccinale prevede un richiamo a 5 anni.
Poiché per contenere queste malattie estremamente contagiose sono necessarie coperture vaccinali molto elevate (95%), la vaccinazione è raccomandata dalle autorità sanitarie a tutte le persone adulte che non abbiano ricevuto la vaccinazione in precedenza e siano risultate negative allo screening sierologico (anche se negativi per una sola componente antigienica), o che abbiano ricevuto solo una dose di vaccino, a qualsiasi età.
È disponibile la formulazione monovalente per la prevenzione della varicella anch’essa costituita da virus vivi attenuati.
Il vaccino combinato è costituito da virus vivi attenuati, processato per non essere in grado di provocare la malattia: tale tipologia di vaccino è somministrabile in pazienti immunodepressi (per patologia o terapia in atto) solamente in seguito ad attenta valutazione ed indicazione del medico curante e del medico vaccinatore.
Da cosa mi vaccino?
Morbillo
Il morbillo è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un virus che si trasmette tramite contatto interumano diretto per via aerea, tramite goccioline di saliva emesse con tosse e starnuti, o tramite contatto indiretto con oggetti contaminati da secrezioni naso-faringee infette. Dopo un periodo di incubazione di circa 8-12 giorni, la malattia presenta i suoi sintomi (febbre alta fino a 40°C, faringite, tosse, rinite, congiuntivite) seguiti a distanza di qualche giorno dalla comparsa delle caratteristiche “macchie di Koplik” sulla mucosa orale (lesioni biancastre circondate da un alone rossastro) e del tipico esantema maculo papulare (piccole macchie rosse) che si estende dalle regioni retro-auricolari a collo, tronco e arti. Contro il morbillo non esistono farmaci specifici se non le cure sintomatiche (come la tachipirina per abbassare la febbre). Le complicazioni del morbillo possono essere gravi e pericolose: le più comuni sono diarrea, polmonite, otite media (che può portare alla perdita dell’udito), congiuntivite con ulcere corneali (fino alla cecità) ed encefalomielite. Quest’ultima si verifica in 1 caso su 1000 malati di morbillo, ha una mortalità elevata (15%) e può determinare danni permanenti a circa un terzo dei sopravvissuti. Un’altra terribile complicanza del morbillo, fortunatamente rara, è la panencefalite subacuta sclerosante (PESS), una malattia neurologica incurabile che si sviluppa dopo molti anni dall’infezione primaria e porta a coma e morte entro pochi anni dal suo sviluppo. Particolarmente severe sono le complicanze dell’infezione in donne in stato di gravidanza, che possono determinare aborto o parto prematuro.
Parotite
La parotite è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un virus che colpisce prevalentemente le prime vie aeree (faringe, laringe e trachea) e le ghiandole salivari. La trasmissione del virus avviene per via aerea, tramite goccioline di saliva emesse con colpi di tosse e starnuti da soggetti infetti a partire da una settimana prima della comparsa dei sintomi. In seguito ad un periodo di incubazione di 16-18 giorni, compaiono i sintomi aspecifici (febbre, malessere, inappetenza, cefalea) seguiti poi da sintomi caratteristici. In particolare, il virus colpisce soprattutto le parotidi, che sono le più grandi ghiandole salivari del corpo umano, posizionate sotto la mandibola e dietro le orecchie: proprio a questa manifestazione clinica, caratterizzata da aumento di dimensioni e dolore in prossimità delle orecchie, si deve il nome popolare “orecchioni” con cui la malattia è conosciuta. Benché queste ghiandole siano la sede tipica dell’infezione, non sono rare le localizzazioni al pancreas e ai testicoli, soprattutto quando la malattia colpisce adolescenti o adulti, determinando pancreatite o orchite. Più raramente la parotite può determinare complicanze gravi come sordità, meningite ed encefalomielite. L’infezione è particolarmente pericolosa se contratta durante la gravidanza: infatti, qualora il contagio avvenga nei primi tre mesi di gestazione può provocare l’aborto spontaneo.
Rosolia
La rosolia è una malattia infettiva acuta esantematica causata da un virus e si trasmette prevalentemente per via aerea, tramite goccioline di saliva emesse con colpi di tosse e starnuti da soggetti infetti, oltre che da mamma a feto, qualora l’infezione fosse contratta in gravidanza. Dopo un periodo di incubazione di circa due settimane, le forme sintomatiche d’infezione sono caratterizzate dalla comparsa di piccole macchie rosa, accompagnate da febbre alta o moderata e dall’infiammazione dei linfonodi della nuca e del collo. L’infezione può determinare complicanze soprattutto negli adulti, che possono sviluppare artralgie o artrite ed encefalite.
La rosolia è una malattia estremamente pericolosa quando colpisce una donna in gravidanza, soprattutto se il contagio avviene nel primo trimestre. In questi casi la malattia si trasmette al feto e causa la cosiddetta “sindrome da rosolia congenita”; nel 15% dei casi si verifica l’aborto, ma se la gravidanza giunge a termine il bambino rischia di nascere con gravi invalidità (cataratta, malformazioni cardiache, sordità, ritardo mentale e microcefalia).
Varicella
La varicella è una malattia esantematica molto contagiosa che si diffonde da persona a persona per via aerea, tramite goccioline di saliva emesse con colpi di tosse e starnuti da soggetti infetti, oppure per contatto diretto con il siero contenuto nelle vescicole tipiche della malattia. L’infezione è causata dal virus varicella-zoster. La malattia è caratterizzata da febbre e cefalea, debolezza, nausea e soprattutto dal caratteristico esantema: piccole macchie rosse che, a partire dal tronco, si diffondono a tutto il corpo, trasformandosi successivamente in vescicole e in croste. Le lesioni compaiono “a ondate”, infatti contemporaneamente sono presenti sia macchie sia vescicole sia croste. Le vescicole generalmente guariscono senza lasciare segni visibili; talvolta in seguito al grattamento da prurito permangono delle cicatrici. La malattia ha di solito un decorso benigno, ma può dare complicanze severe, soprattutto se contratta da soggetti immunodepressi o in gravidanza. Infatti, nelle donne non protette (coloro che non hanno fatto né il vaccino né la malattia naturale) il virus può essere trasmesso attraverso la placenta. L’infezione può causare parto prematuro o, nel caso in cui la malattia sia contratta nelle prime settimane di gravidanza, la “sindrome da varicella congenita”. I neonati affetti da tale sindrome potrebbero sviluppare danni al sistema nervoso centrale e agli occhi tra cui: encefalite, microcefalia, ritardo mentale, cataratta congenita. In pazienti adulti, il virus può causare diverse complicanze, quali danni renali, articolari, trombocitopenia e soprattutto polmonite.
Una volta contratto, il virus della varicella permane all’interno delle terminazioni nervose anche dopo la guarigione. Pertanto, le persone che hanno avuto la varicella possono sviluppare, anche dopo decenni, una nuova manifestazione dell’infezione: l’herpes zoster o “fuoco di Sant’Antonio”.
Pagina aggiornata il 25/05/2023